- Gabriele Lugaro
L'educazione incidentale: Colin Ward
Proseguendo il tema introdotto con il post su Paul Goodman (che trovate qui: https://www.mysonsnetwork.com/post/l-educazione-incidentale-paul-goodman ), approfondiamo il concetto di Educazione Incidentale analizzando le riflessioni di uno dei suoi maggiori teorici.

Colin Ward e l'educazione ambientale
Un altro teorico e sostenitore dell'educazione incidentale fu Colin Ward, architetto e urbanista britannico ispirato da Goodman. Nella sua prospettiva “l'educazione è necessariamente educazione ambientale, nel senso duplice che questa idea introduce, ovvero sia l'uso dell'ambiente (contesto), in luogo dell'aula scolastica, come mezzo educativo, sia l'educazione che riguarda l'ambiente naturale”[9], questo rapporto con l'ambiente porta ad indagare il contesto sociale a partire dai problemi specifici e “quindi diviene inevitabilmente educazione alla partecipazione” [10]. Il processo di interazione con l'ambiente e le singole situazioni che ivi definiscono implicano un'interpretazione dell'ambiente che avviene per contatto diretto con la cosa stessa, e non attraverso una sua proiezione bidimensionale nel chiuso di un'aula[11].
La visione di Colin Ward e il “lavoro di strada”
L'ambiente, urbano o rurale che sia, offre molteplici possibilità di ricerca, di “lavoro sul campo”, di “lavoro di strada” (intesa come metafora del contesto sociale)[12] che, in un'istruzione scolastica formale sono attualmente preclusi. Scriveva Ward “gli sforzi della nostra socie
tà sono tutti rivolti a tenerli [“i ragazzi” N.d.r.]lontani dalla strada”, il risultato è che “nessuna città è gestibile se non fa crescere cittadini che la sentano propria”, per questo “occorre portare avanti l'idea che la scuola deve diventare una scuola di ricerca: un'istituzione privilegiata, autorizzata a investigare e criticare in nome della prossima generazione”[13]. Nella pratica egli sposa il programma “spaventosamente semplice” di Goodman che “prevede per i più piccoli “un ambiente protettivo e stimolante, creato decentralizzando la scuola in piccole unità che comprendono da venti a cinquanta bambini, dislocate in negozi o sedi di associazioni utilizzabili a questo scopo, con l'abolizione dell'obbligo di frequenza, collegando la scuola a piccole fattorie in cui i bambini delle città possano trascorrere uno o due mesi all'anno”[14].

Contributi
Sul tema è uscito in interessante testo per eleuthéra, curato da Francesco Codello, dal titolo “L'educazione incidentale”. In chiusura all'introduzione Codello scrive: “questa incidentalità rappresenta pertanto una vera alternativa all'apprendimento strutturato e programmato, costituendo un'autentica risposta a quella curiosità, a quella ricerca spontanea, a quel naturale e istintivo bisogno di apprendere, che sono alla base di una profonda e coerente educazione libertaria”[15].
Gabriele Lugaro
[9]Francesco Codello (a cura di), Colin Ward “L'educazione incidentale, Elèuthera, Milano, 2018
[10]Idem.
[11]Idem.
[12]Idem.
[13]Colin Ward, Educazione alla conoscenza per la trasformazione dell'ambiente, “Spazio e società”, Mazzotta, Milano, dicembre 1978 pp.73-84 in Francesco Codello (a cura di), Colin Ward, L'educazione incidentale, Elèuthera, Milano, 2018
[14]Colin Ward, Anarchia come organizzazione, Elèuthera, Milano, varie edizioni
[15]Francesco Codello (a cura di), Colin Ward, L'educazione incidentale, Elèuthera, Milano, 2018